Negli ultimi anni l’enorme proliferazione di dati aggregati, i cosiddetti big data, ha cambiato il modo di concepire la sanità, inaugurando un approccio innovativo nella prevenzione di condizioni ad alto rischio.
I tradizionali mezzi non elettronici, considerati ormai superati perché poco efficienti e dispersivi, hanno lasciato il passo a una miriade di innovazioni tecnologiche che aiutano operatori sanitari e medici a prendere decisioni informate e tempestive e ad individuare il trattamento più efficace per ciascun paziente.
L’implementazione dei big data in ambito medico ha fatto già registrare significativi miglioramenti in termini di gestione del diabete mellito di tipo 2 e delle principali malattie croniche, minimizzandone l’impatto, la morbilità e il tasso di mortalità. Ma organizzazioni sanitarie, medici e pazienti hanno ancora molto da guadagnare dalla gestione e dall’utilizzo dei dati aggregati. Ciò che occorre è un investimento crescente nei big data al fine di trasformare questo grande insieme di dati clinici in conoscenza utilizzabile in varie applicazioni sanitarie.
Vediamo nel dettaglio in che modo l’analisi dei big data ha fatto registrare risultati promettenti e quali sono le prospettive future.