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È noto che i social media sono la più potente fonte di informazione a nostra disposizione. Talvolta, però, l’esposizione mediale si configura come un’arma a doppio taglio, perché se da un lato i media favoriscono la condivisione di idee e pensieri, dall’altro fungono da strumenti di validazione sociale spingendo i più giovani ad assumere comportamenti devianti. Tali piattaforme digitali e, soprattutto i contenuti attraverso di esse veicolati, tendono a plasmare i comportamenti e gli atteggiamenti dei loro utilizzatori in svariati ambiti, incluso quello della salute e del controllo del peso.

Rilevanti studi dimostrano che molto spesso i social media veicolano messaggi contrastanti sulla salubrità di alcuni alimenti incoraggiando scelte alimentari malsane e disturbi alimentari, nonché l’assunzione di atteggiamenti negativi nei confronti delle persone con sovrappeso e obesità. Per evitare danni irreversibili sulla salute pubblica, è necessario che professionisti della sanità pubblica, educatori nutrizionali e ricercatori collaborino attivamente per garantire che gli utenti del web, in particolare gli adolescenti, siano accuratamente informati.

Dal loro canto, le piattaforme di social media dovrebbero cambiare i termini di utilizzo per includere esplicitamente politiche contro lo stigma del peso e garantire che i loro algoritmi evitino di privilegiare materiali potenzialmente diseducativi. Solo in questo modo verranno massimizzati gli sforzi di prevenzione e potrà essere riconosciuta finalmente la complessità delle cause del sovrappeso e dell'obesità.